Retribuzioni e Lavoro: la classifica delle province

Dal report su lavoro e retribuzioni redatto dall’Osservatorio Statistico dei consulenti del lavoro emerge che è il Nord la zona migliore dove lavorare in Italia. Qui si registrano infatti buste paga più elevate e tassi di disoccupazione più bassi.

Retribuzioni: la classifica

La classifica in base alla retribuzioni è dominata dal Nord Italia. Infatti, la provincia italiana dove si guadagna in media di più con 1.476 euro mensili è Bolzano. Dopo Bolzano, le altre 5 province con gli stipendi mensili più elevati sono:

Varese (1.471 euro)

Monza e Brianza (1.456 euro)

Como (1.449 euro)

Verbano Cusio Ossola (1.434 euro)

Bologna (1.424 euro)

Al Sud la provincia con la retribuzione media più alta si registra a L’Aquila con 1282 euro. Quella dove si guadagna meno è invece Ascoli Piceno con 925 euro.

Occupazione

In tema di occupazione si registrano, anche in questo caso, forti differenze tra Nord e Centro-Sud Italia. Nel 2016 la provincia nella quale si registra la quota più elevata di popolazione occupata è Bolzano (72,7%). Inoltre anche i primi posti della classifica sono occupati dalle province del Settentrione, dove la percentuale di occupati non scende sotto la soglia del 60%. Roma si colloca solo al 57esimo posto della classifica (62,6%) e la provincia del Mezzogiorno con il tasso di occupazione più elevato è L’Aquila (57,2%) che si trova al 65esimo posto. Il tasso di occupazione più basso si registra a Reggio Calabria (37,1%).

Gran parte del ritardo che l’Italia ha sui livelli di occupazione, rispetto ai paesi europei, è dovuto alla scarsa partecipazione al mercato del lavoro delle donne. Infatti permane ancora un forte squilibrio tra tasso d’occupazione maschile e femminile. Questo è spiegato dalla suddivisione del carico familiare tra donne e uomini. Nonostante la svariata presenza sul territorio di strutture dedite ai servizi per l’infanzia, spesso non è conveniente per le mamme lavorare, perché il costo dei servizi sostitutivi per la cura dei bambini e per il lavoro domestico è elevato.

Il fenomeno NEET

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I NEET (Not in Education, Employment or Training) sono persone che non lavorano, non studiano e non frequentano corsi di formazione. Per quanto riguarda questo segmento i dati relativi al 2016 sono positivi. Il numero di giovani, dai 15 ai 29 anni, in questa condizione nel 2016 è di 2,2 milioni di unità. Rispetto al 2015 sono diminuiti di 135 mila unità. La flessione maggiore si registra nelle regioni del Nord (-8,4%), rispetto a quelle del Centro (-5,9%) e del Mezzogiorno (- 4,2%).

Il tasso di Neet, ovvero l’incidenza percentuale dei Neet 15-29enni sul totale dei giovani della stessa età, nel 2016 (24,2%) diminuisce di quasi un punto percentuale rispetto al 2015 (25,5%). Tuttavia il valore di questo indicatore risulta molto eterogeneo. Al Nord infatti si assesta sotto il 20%, mentre nel Centro è spesso superiore al 20% e addirittura al Sud supera quasi sempre il 30%. Agli estremi, il tasso di Neet più alto nel 2016 si registra nella provincia di Medio Campidano (46,2%) e quello più basso a Bolzano (9,5%), con una differenza di oltre 36 punti percentuali.

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